5 Marzo 2010
Centrale del latte di Roma

Per fortuna, si torna all’antico, la Centrale del latte di Roma è nuovamente nelle mani del Comune di Roma , che costretto a risarcire la società  Latte Sano, dovrà decidere se definire o meno una nuova  procedura di privatizzazione.
Questo è il risultato delle  nove sentenze che si sono succedute sull’”affaire” Centrale del Latte di Roma “ che come ricorda –Lisi – Direttore della Coldiretti, fu svenduta dal Comune di Roma , prima a Cirio e poi a Parmalat , frettolosamente e per un modesto indennizzo.
Tralasciando le ragioni delle carte bollate, comunque, quello che è accaduto potrebbe aprire dei nuovi scenari per la zootecnia laziale e in particolare quella Ciociara e magari rilanciare il settore in maniera definitiva poiché una politica aziendale più attenta potrebbe prediligere nuovamente il territorio frusinate e le sue aziende, che non dimentichiamo hanno fatto un po’ la storia del prestigioso marchio ”Solac”.
Tra l’altro i numeri del comparto latte esprimono da soli la potenzialità di un settore che, se privato ancora dell’identità della sua Centrale del latte, rischia di spianare ancora di più la strada e il palato dei ciociari al latte a lunga conservazione.
Nel Lazio, infatti, si producono mediamente 3.900.000 quintali di latte all’anno, ma nella regione giungono ogni anno altri 4.650.000 quintali – tra latte e derivati – che non sono made in Italy che finiscono sugli scaffali della grande distribuzione organizzata che incassa fino al 400% del valore e non aiuta a distinguere il vero prodotto italiano dal falso made in Italy.
“Ora che la Centrale del latte di Roma è tornata ai laziali – ha riferito il Direttore della Coldiretti di Frosinone – vi sono tutte le condizioni per costruire la filiera tutta agricola e tutta laziale del latte con l’obiettivo di distinguere il prodotto locale e italiano da quello spacciato come tale che fa arricchire chi è estraneo al mondo agricolo e impoverisce il territorio.”Mi auguro fortemente- conclude Lisi- che il futuro riassetto passi per una partecipazione collettiva che preveda dei CDA con rappresentanti dei produttori e dei consumatori, proprio perché possano definire e sorvegliare l’amministrazione e le scelte strategiche che da ora in poi si adotteranno.”

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