Sono centinaia gli agricoltori provenienti da tutto il Lazio, presenti oggi davanti a Montecitorio, alla manifestazione nazionale organizzata dalla Coldiretti in difesa del “Made in Italy”, dell’economia e del lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane.
La manifestazione si svolge in contemporanea al presidio, prolungato ad oggi degli allevatori e coltivatori di Coldiretti di tutta Italia, al valico del Brennero per la “battaglia di Natale:scegli l’Italia”.
Gli imprenditori agricoli del Lazio partecipano alla manifestazione nazionale di oggi a Roma, davanti al Parlamento, alla quale è presente il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, contro la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti.
“E’ inammissibile -dice il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri - che giungano in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri, milioni di cosce di maiale per fare i prosciutti, conserve di pomodoro, succhi di frutta concentrati e altri prodotti che, come dimostra il dossier elaborato dalla Coldiretti per l’occasione, stanno provocando la chiusura delle stalle e delle aziende agricole con la perdita di migliaia di posti di lavoro”.
“Non possiamo rimanere indifferenti- ha aggiunto Granieri- di fronte ad un fenomeno che, oltre a danneggiare la nostra economia, è una vera truffa ai danni di ignari consumatori convinti di acquistare italiano ed invece finiscono con il consumare prodotti diversi e sicuramente non all’altezza dei nostri elevati standard qualitativi”.
“Come Coldiretti Lazio abbiamo mobilitato circa 400 soci, rappresentanti delle imprese agricole laziali - dice il direttore di Coldiretti, Aldo Mattia- ai quali si sono uniti sindaci provenienti non solo da tutta la regione ma da tutta Italia per dire basta agli inganni e rappresentare al Governo il pericolo, per le nostre aziende virtuose, della mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti. I dati ci indicano che il successo dell’agroalimentare italiano nel mondo e la credibilità del marchio Italia non arretrano, anzi sono in crescita costante (+7,1% nei primi mesi del 2013) accompagnati, inoltre, da un export record (stimabile 34 miliardi per quest’anno), e che potrebbe addirittura triplicare se non ci fossero fenomeni di imitazione e pirateria commerciale. Il fatturato del falso “Made in Italy” nel mondo ha superato la cifra allarmante di 60 miliardi e sottrae al nostro Paese 300 mila posti di lavoro. Manca da parte della politica nazionale e comunitaria un’operazione coraggiosa di verità, giustizia e legalità. Così facendo ci rendiamo complici della svalutazione della nostra migliore produzione di qualità in campo agroalimentare e conseguentemente dell’inganno dei consumatori attirati da prodotti a basso costo, frutto della concorrenza sleale, con possibili rischi per la salute”.